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7 falsi miti sulla cybersicurezza: quali sono le buone pratiche da seguire?

IT

Avete anche voi dei pregiudizi sulla sicurezza delle reti Wi-Fi pubbliche, dei dispositivi Apple, delle VPN o della navigazione in incognito? Allora questo articolo fa per voi! Vi sveliamo tutte le nostre buone pratiche in materia di cybersicurezza.

Sevan

Sevan Marian


COO

Dominio a volte tecnico e spesso frainteso, la cybersicurezza è accompagnata da numerosi falsi miti.
Dalle reti Wi-Fi pubbliche alle password e alla navigazione in Internet, circolano molte raccomandazioni, talvolta contraddittorie, e può essere difficile distinguere il vero dal falso.

Esistono però soluzioni di sicurezza efficaci e semplici da implementare per proteggere i propri dati, anche per startup e PMI che non dispongono necessariamente di un esperto di cybersicurezza su cui fare affidamento.

Quali sono i falsi miti più comuni in cybersicurezza? Quali sono i migliori consigli da seguire in materia di sicurezza informatica? Quali soluzioni privilegiare?
Ecco una raccolta delle principali idee ricevute in cybersicurezza.

1. Il Wi-Fi pubblico non è sicuro: vero

Perché evitare il Wi-Fi pubblico e quali sono i rischi?

Le reti Wi-Fi pubbliche, ad esempio in stazioni o aeroporti, sono pratiche per i collaboratori in mobilità ma presentano seri rischi.
Un punto d’accesso mal configurato può permettere l’intercettazione di dati sensibili (come credenziali e password), usati poi in attacchi Man-in-the-Middle (MITM).

Come riconoscere una rete Wi-Fi non sicura?

Un segnale può essere la mancanza dell’icona del lucchetto accanto al nome della rete, ma non è una regola infallibile.
Meglio adottare un approccio prudente e considerare ogni Wi-Fi pubblico gratuito come non sicuro.

Come navigare in sicurezza su un Wi-Fi pubblico?

  • Evitare il Wi-Fi pubblico
  • Usare hotspot da smartphone
  • Se necessario, utilizzare una VPN che cripta le connessioni e maschera l’indirizzo IP

2. Usare il proprio computer personale al lavoro è rischioso: vero

Quali sono i rischi del BYOD?

La pratica BYOD (Bring Your Own Device) aumenta le probabilità di perdita di dati:

  • mancanza di aggiornamenti regolari
  • installazione di app non sicure
  • protezione inferiore rispetto ai device aziendali

In caso di furto, i dati professionali rischiano di finire in mani malevole.

Quali sono le principali minacce?

  • Phishing via email
  • Malware e applicazioni false
  • Attacchi mirati ai dispositivi mobili

Come mettere in sicurezza i dispositivi professionali?

Implementare un MDM (Mobile Device Management) che consente di:

  • effettuare aggiornamenti di sicurezza da remoto
  • cifrare i dati
  • bloccare e resettare i device in caso di furto
  • attivare firewall

Inoltre, i backup regolari sono fondamentali.

Pro e contro del BYOD

  • Pro: riduzione dei costi, aumento percepito della produttività
  • Contro: i device personali non sono gestibili dall’IT e diventano punti d’ingresso insicuri

3. Gli antivirus non servono più: falso

A cosa serve un antivirus?

Un antivirus rileva e rimuove virus e malware.
Le soluzioni moderne non si limitano più a database di minacce note, ma:

  • monitorano il comportamento dei programmi
  • analizzano file
  • eliminano codici malevoli

Come scegliere un antivirus?

  • Evitare quelli gratuiti: troppo limitati per aziende
  • Preferire i Next-Generation Antivirus (NGAV) con:
    • protezione avanzata dei terminali
    • rilevamento phishing
    • analisi in tempo reale via AI e machine learning

4. Una password complessa è sufficiente? Vero, ma non del tutto

Cos’è una password complessa?

  • Almeno 12 caratteri
  • Maiuscole, minuscole, numeri e simboli
  • Password diverse per ogni account

L’ottimizzazione delle password è una buona pratica fondamentale per PMI e startup.

PMI, startup: 6 buone pratiche per la cybersicurezza

Perché non basta?

La migliore soluzione è aggiungere autenticazione a due fattori (2FA) e utilizzare un gestore di password.

5. La navigazione privata non è davvero privata: vero

Cos’è la navigazione privata?

I browser non salvano cronologia, cookie o form.
In realtà, però, non è sinonimo di anonimato: l’attività rimane visibile a siti, amministratori di rete e provider.

Come rendere anonima la navigazione?

Usare una VPN che cifra i dati e assegna un nuovo IP, garantendo riservatezza.

6. I dispositivi Apple sono più sicuri? Falso

Non sono immuni

I Mac e gli iPhone sono sempre più presi di mira.
Minacce: phishing, malware, spyware, app fraudolente.

Buone pratiche per proteggerli

  • Aggiornare sempre il sistema
  • Usare solo app sicure
  • Evitare link sospetti
  • Attivare biometria e password forti
  • Considerare soluzioni di sicurezza specifiche

7. L’icona del lucchetto indica un sito sicuro? Sì, ma…

Cosa significa?

L’icona segnala che la comunicazione è cifrata tramite HTTPS.
Non garantisce però che il sito sia legittimo.

Perché non basta?

I siti fraudolenti possono avere certificati HTTPS validi.
Il phishing sfrutta proprio questa fiducia e induce l’utente a inserire dati sensibili.

Come verificare un sito?

  • Controllare attentamente l’URL
  • Evitare di cliccare link ricevuti via email o SMS
  • Usare firewall, antivirus e VPN aziendali

Falsi miti in cybersicurezza: i punti chiave

  1. Il Wi-Fi pubblico non è sicuro → usare una VPN.
  2. Usare device personali per lavoro è rischioso.
  3. Gli antivirus restano utili (preferire NGAV).
  4. Le password complesse non bastano: aggiungere 2FA.
  5. La navigazione privata non è anonima.
  6. I dispositivi Apple vanno protetti come tutti gli altri.
  7. L’icona del lucchetto non basta a garantire la sicurezza.

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